La notte del 1° marzo 2025 è stata segnata da un “attacco combinato su vasta scala” da parte delle forze russe, che hanno lanciato oltre 500 droni e missili in diverse aree dell’Ucraina, inclusa Kiev e la città occidentale di Leopoli. Questo attacco ha portato la Polonia a far decollare i suoi caccia per monitorare i confini, segnando un nuovo record di intensità per le operazioni belliche in corso. Il Cremlino ha chiarito che non intende tornare ai tavoli di negoziato finché l’Occidente continuerà a esercitare pressione attraverso le sanzioni. La situazione è stata confermata anche dal presidente ucraino Volodymyr Zelensky, che ha annunciato la decisione di ritirare Kiev dal trattato internazionale contro le mine antiuomo.
Il bilancio dell’attacco aereo
Durante il fine settimana, le difese aeree di Kiev hanno affrontato una nuova ondata di attacchi, con l’Aeronautica che ha riportato il lancio di 477 droni e 60 missili di vario tipo da parte dei bombardieri russi. Nonostante il grande sforzo, la maggior parte dei droni e 39 missili sono riusciti a sfondare le difese, causando la perdita di un caccia F-16 e diverse vittime civili. Secondo le autorità locali, il numero di feriti include 11 persone, di cui due bambini, nella regione centrale di Cherkasy e altri a Ivano-Frankivsk. A Kharkiv, un uomo è stato ucciso mentre si trovava a bordo di un’auto. L’esercito russo, dal canto suo, sostiene di aver colpito solo obiettivi legati al complesso militare-industriale ucraino e raffinerie di petrolio.
Situazione sul fronte orientale
Negli ultimi giorni, le forze di fanteria russe hanno registrato progressi significativi al confine tra le regioni di Donetsk e Dnipropetrovsk, conquistando due centri urbani. Lo stato maggiore ucraino ha stimato la presenza di 110.000 soldati russi in questa zona, un incremento rispetto ai 70.000 di dicembre. Le battaglie si intensificano attorno alla città di Pokrovsk, dove si verificano almeno 50 scontri al giorno. In contrasto, la situazione nella regione nord-orientale di Sumy sembra più stabile, con le forze ucraine che riescono a contenere l’avanzata russa. Di fronte a queste difficoltà, Zelensky ha preso una decisione controversa: il ritiro del Paese dalla Convenzione di Ottawa, che vieta l’acquisizione e l’uso di mine antiuomo.
Le implicazioni della scelta di Zelensky
Questa scelta ha suscitato preoccupazione tra le organizzazioni umanitarie, che avvertono sui rischi per i civili, poiché tali ordigni possono rimanere inesplosi per anni. Già in precedenza, Polonia, Finlandia, Lituania, Lettonia ed Estonia avevano preso decisioni simili, a causa della loro posizione geografica e della minaccia rappresentata dalla Russia. In un tentativo di rafforzare le difese, Zelensky ha rinnovato la richiesta a Donald Trump di fornire nuovi sistemi Patriot, ma la Casa Bianca non ha ancora risposto. Nel frattempo, Washington mantiene i canali di comunicazione aperti con Mosca. Sergei Naryshkin, direttore dell’intelligence estera russa, ha dichiarato di aver avuto un colloquio con il capo della CIA, John Ratcliffe, concordando di rimanere in contatto per discutere questioni di interesse comune.
Le reazioni internazionali e le misure punitive
Trump continua a esercitare pressione su Putin affinché prenda sul serio le trattative per la pace. Ha esortato i repubblicani a muoversi per approvare una legge che consentirebbe alla Casa Bianca di introdurre nuove sanzioni. Il senatore Lindsey Graham ha confermato questa strategia, sottolineando l’importanza di mantenere la pressione su Mosca. Il ministro degli Esteri russo, Serghiei Lavrov, ha avvertito che la Russia non cederà facilmente e che le misure punitive da parte dell’Occidente comporteranno una risposta seria. Dmitry Peskov, portavoce di Putin, ha aggiunto che l’Unione Europea ha rinnovato le restrizioni per altri sei mesi, mentre un diciottesimo pacchetto di sanzioni è in fase di preparazione.