Bioplastiche derivate da alghe: una soluzione per habitat spaziali sostenibili

Lo studio dell’Università di Harvard esplora l’uso delle bioplastiche derivate dalle alghe per creare habitat autosufficienti su Marte, con potenziali applicazioni anche sulla Terra.

Il recente studio condotto da un team di ricerca dell’Università di Harvard ha aperto nuove prospettive sull’uso delle bioplastiche derivate dalle alghe per la creazione di habitat extraterrestri. Questa innovativa ricerca, pubblicata il 2 gennaio 2025 sulla rivista Science Advances, ha dimostrato la possibilità di coltivare un comune tipo di alghe verdi in un ambiente realizzato con un materiale ottenuto dagli stessi organismi, replicando le condizioni di pressione e composizione dell’aria simili a quelle presenti su Marte.

La creazione di habitat autosufficienti

Il coordinatore del progetto, Robin Wordsworth, ha spiegato che un habitat costruito con bioplastica e popolato da alghe potrebbe generare nuova bioplastica, creando un sistema a circuito chiuso. Questo approccio non solo garantirebbe la sostenibilità per i viaggiatori spaziali, ma potrebbe anche avere applicazioni pratiche sulla Terra. “Con lo sviluppo di questa tecnologia, si aprono opportunità per affrontare le sfide ambientali che affrontiamo qui”, ha affermato Wordsworth.

Gli scienziati hanno ricreato in laboratorio le condizioni atmosferiche di Marte, caratterizzate da una pressione oltre cento volte inferiore a quella terrestre e un’alta concentrazione di anidride carbonica. Le alghe sono state coltivate in una camera progettata con tecnologia di stampa 3D, utilizzando un tipo di bioplastica chiamato acido polilattico. Questo materiale ha la capacità di bloccare i raggi UV dannosi, consentendo al contempo il passaggio di una quantità di luce adeguata per la fotosintesi.

Prospettive future e sperimentazioni

Attualmente, i ricercatori stanno lavorando per testare il funzionamento dell’habitat in condizioni di vuoto, un passo fondamentale per garantire l’utilizzabilità di questa tecnologia in scenari come le missioni sulla Luna o durante esplorazioni nello spazio profondo. La ricerca si propone di dimostrare che tali habitat non solo possono sostenere la vita, ma possono anche farlo in ambienti estremi, ampliando le possibilità di esplorazione spaziale.

Con l’avanzamento di queste tecnologie, il confine tra scienza e fantascienza si assottiglia, offrendo un futuro in cui la colonizzazione di altri pianeti potrebbe diventare una realtà tangibile. Le scoperte di Harvard potrebbero così non solo rivoluzionare la nostra comprensione della vita extraterrestre, ma anche fornire soluzioni pratiche per la sostenibilità terrestre.

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