L’ex presidente della Bolivia, Evo Morales, ha rilasciato dichiarazioni all’agenzia di stampa Efe, accusando il governo attuale di Luis Arce di pianificare brogli elettorali in vista delle elezioni generali previste per il 17 agosto 2025. Morales ha specificato che l’esecutivo sta collaborando con un gruppo di “20 esperti internazionali” provenienti da Ecuador, Brasile e Venezuela, i quali sarebbero presumibilmente legati agli Stati Uniti.
Morales ha affermato: “Ho ricevuto informazioni che l’amministrazione, con 20 esperti internazionali, sta lavorando sui brogli. Mi stanno informando le stesse persone, gli stessi stranieri”. Attualmente, l’ex presidente si trova nella regione tropicale di Cochabamba, circondato da sostenitori, a causa di un mandato di arresto emesso nei suoi confronti per un caso di tratta di esseri umani.
Le accuse di Evo Morales
Secondo l’ex leader boliviano, il partito al governo, il Movimiento al Socialismo (Mas), sotto la direzione di Luis Arce e del candidato Eduardo del Castillo, starebbe cercando di annullare la sua originaria configurazione ideologica. Morales sostiene che il malcontento popolare, causato dalla crisi economica, dalla scarsità di dollari, carburante e dall’inflazione, impedirà al Mas di ottenere anche solo il 3% dei voti necessari per mantenere il proprio status legale.
Le recenti rilevazioni mostrano che Eduardo del Castillo, ex ministro dell’Interno, è accreditato di meno del 2% dei consensi, un risultato ben diverso rispetto alle quattro precedenti elezioni generali, nelle quali il Mas aveva ottenuto oltre il 50% dei voti al primo turno.
La reazione del governo
Il governo di Luis Arce non ha ancora fornito una risposta ufficiale alle accuse sollevate da Morales. Tuttavia, il presidente ha dichiarato questa settimana di avere fiducia nella “saggezza del popolo” per eleggere un governo popolare, aggiungendo che “non c’è altra opzione” se non votare per il Mas.
In un contesto di crescente tensione politica, le elezioni del 17 agosto si profilano come un momento cruciale per il futuro della Bolivia e per il Movimiento al Socialismo, che dovrà affrontare le sfide di un’elettorato deluso e di un clima di crescente sfiducia.