La reazione di Washington alla recente decisione del giudice Flávio Dino della Corte Suprema del Brasile non si è fatta attendere. Il 15 gennaio 2025, Dino ha stabilito che gli ordini giudiziari ed esecutivi stranieri devono essere omologati nel Paese sudamericano per avere efficacia. Questa misura sembra mirare a proteggere il giudice Alexandre de Moraes dagli effetti della cosiddetta “legge Magnitsky“.
Reazione degli Stati Uniti
Il dipartimento degli Stati Uniti per gli affari dell’emisfero occidentale ha espresso il proprio disappunto tramite un post sul social media X, dichiarando: “Alexandre de Moraes è tossico per chiunque cerchi accesso agli Stati Uniti e ai loro mercati. Nessun tribunale straniero può invalidare le sanzioni Usa o risparmiare dalle conseguenze della loro violazione”. Washington ha aggiunto che i cittadini statunitensi non possono intrattenere rapporti con de Moraes e ha avvertito che anche i non statunitensi potrebbero affrontare sanzioni se forniscono supporto materiale al giudice.
Impatto sul Brasile
La decisione di Dino ha sollevato interrogativi anche all’interno del Brasile, in particolare tra gli operatori finanziari. Secondo quanto riportato dal quotidiano O Globo, un banchiere del quartiere di Faria Lima, centro finanziario di San Paolo, ha definito il provvedimento “un errore”, sottolineando che la legge americana non si applica ad altri Paesi, ma riguarda chi desidera mantenere affari negli Stati Uniti. Ha aggiunto che istituzioni come Banco do Brasil, Itaú o Bradesco, che operano nel mercato americano, sono obbligate a rispettare la legge Magnitsky.
Tensioni tra normative
Questa situazione evidenzia le tensioni tra le normative brasiliane e quelle statunitensi, con implicazioni significative per le relazioni commerciali e finanziarie tra i due Paesi. Con il panorama geopolitico in continua evoluzione, sarà interessante osservare come si svilupperanno ulteriormente questi eventi.