Sebastião Salgado, il rinomato fotografo brasiliano noto per il suo impegno sociale e ambientale, è scomparso all’età di 81 anni a Parigi. La famiglia ha reso noto che l’artista ha dedicato la sua vita a promuovere un mondo più giusto e sostenibile attraverso il suo lavoro, utilizzando la fotografia come strumento di denuncia e sensibilizzazione.
Malattia e reazioni
Salgado, che ha viaggiato incessantemente per il pianeta, ha contratto una forma rara di malaria nel 2010, mentre lavorava al suo progetto “Genesis” in Indonesia. Le complicazioni di questa malattia hanno portato, quindici anni dopo, a una grave leucemia che ha avuto la meglio su di lui. La notizia della sua morte ha suscitato una forte reazione in Brasile, dove il presidente Luiz Inácio Lula da Silva ha espresso il suo cordoglio, definendo Salgado uno dei più grandi fotografi della storia. Lula ha commemorato l’artista con un minuto di silenzio, sottolineando come Salgado non si limitasse a catturare immagini, ma riuscisse a ritrarre anche l’essenza umana delle persone.
Eventi programmati
Il 22 marzo 2025, Salgado avrebbe dovuto presenziare all’inaugurazione delle vetrate progettate dal figlio Rodrigo in una chiesa a Reims, ma ha dovuto annullare la sua partecipazione a causa di problemi di salute. Anche la sua presenza all’inaugurazione della mostra “Ghiacciai” al Museo di Arte Moderna e Contemporanea di Trento, che espone 54 fotografie in gran parte inedite fino al 21 settembre, è stata compromessa.
Formazione e impatto
Nato nel 1944 a Aimorés, nello stato di Minas Gerais, Salgado ha studiato economia all’Università di San Paolo, dove ha conseguito un master. Nel 1969, in fuga dalla dittatura militare brasiliana, si è trasferito in Francia. La sua morte è stata commentata anche dall’Istituto Terra, un’organizzazione che ha co-fondato con la moglie Lélia Wanick. L’istituto ha evidenziato l’impatto positivo che Salgado ha avuto nel promuovere il ripristino ambientale come un atto d’amore per l’umanità.
Attività fotografica
L’attività fotografica di Salgado è iniziata nel 1973 e lo ha portato a visitare oltre 100 Paesi, inclusa l’Italia, per documentare la condizione umana, la natura e il lavoro. Tra i suoi progetti più significativi c’è “Exodus – Umanità in movimento”, una serie di 180 fotografie che raccontano le storie dei migranti e dei rifugiati. In Amazzonia, ha vissuto con 12 gruppi indigeni, utilizzando le sue immagini per mettere in evidenza la bellezza e la vulnerabilità della natura, avvertendo sui rischi legati alla distruzione degli ecosistemi.
Riconoscimenti e riflessioni
Nel 2014, il film documentario “Il sale della terra”, co-diretto da Wim Wenders e dal figlio Juliano Ribeiro Salgado, ha ricevuto un premio al Festival di Cannes e una nomination all’Oscar. In una recente intervista a Londra, Salgado aveva dichiarato di sentirsi vicino alla fine della sua vita, avendo annunciato il suo ritiro dal lavoro sul campo nel 2024. La sua riflessione sulla vita e sulla morte ha rivelato un uomo consapevole del suo percorso e del suo impatto duraturo nel mondo della fotografia e della giustizia sociale.