La forma di ghiaccio più comune nell’universo, presente su comete e lune ghiacciate, si rivela meno simile all’acqua di quanto si fosse ipotizzato. Questa scoperta, frutto di una ricerca condotta dall’University College di Londra e dall’Università di Cambridge, è stata pubblicata sulla rivista Physical Review B e offre nuovi spunti sull’origine della vita sulla Terra. Secondo gli studiosi, la struttura di questo ghiaccio a bassa densità non è completamente amorfa, come si pensava, ma presenta minuscoli cristalli di circa 3 nanometri, dimensioni simili a quelle di un filamento di DNA.
La ricerca sul ghiaccio nell’universo
Michael Davies, il ricercatore che ha guidato lo studio, ha spiegato che grazie a simulazioni al computer e esperimenti di laboratorio, è stato possibile ottenere una comprensione più chiara della forma di ghiaccio più comune nell’universo. Questa scoperta è di fondamentale importanza poiché il ghiaccio gioca un ruolo cruciale in numerosi processi cosmologici, tra cui la formazione dei pianeti, l’evoluzione delle galassie e il movimento della materia nell’universo. La ricerca, pubblicata il 15 marzo 2025, ha messo in luce aspetti che potrebbero influenzare la nostra comprensione dell’universo e dei fenomeni che lo caratterizzano.
Implicazioni per l’origine della vita
I risultati di questo studio hanno anche implicazioni significative per una delle teorie riguardanti l’origine della vita sulla Terra. Secondo questa teoria, i componenti fondamentali che hanno permesso la nascita dei primi organismi sarebbero stati trasportati da una cometa ghiacciata che ha impattato il nostro pianeta. Tuttavia, Davies sottolinea che la nuova comprensione della struttura del ghiaccio suggerisce che questo materiale potrebbe non essere il più adatto per trasportare le molecole necessarie alla vita. La struttura parzialmente cristallina del ghiaccio offre meno spazio per la conservazione di tali molecole.
Nonostante ciò, il ricercatore non esclude la validità della teoria, poiché nel ghiaccio esistono anche regioni amorfe dove potrebbero essere intrappolati e conservati gli ingredienti della vita. Questi risultati aprono nuovi scenari di ricerca per il futuro, stimolando ulteriori indagini sul ghiaccio e sul suo ruolo nell’evoluzione della vita nel nostro sistema solare e oltre.
La scoperta di Davies e del suo team invita quindi a riconsiderare le nostre conoscenze sul ghiaccio nell’universo e sul suo potenziale impatto sulla vita, fornendo un nuovo punto di vista su uno degli elementi più abbondanti e misteriosi del cosmo.