Medio Oriente: Netanyahu annuncia l’occupazione di Gaza e l’IDF riduce le forze militari

L’IDF termina lo stato d’emergenza militare mentre Netanyahu annuncia l’occupazione di Gaza, suscitando preoccupazioni umanitarie e tensioni interne in Israele.

L’IDF ha comunicato la fine dello stato d’emergenza militare, in vigore dal 7 ottobre, che prevedeva l’estensione obbligatoria del servizio di riserva per i soldati di leva regolare di ulteriori quattro mesi. Questo cambiamento comporterà una riduzione delle forze regolari già nelle prossime settimane. La notizia è stata riportata da Ynet, che ha specificato come l’annuncio sia giunto poco dopo che l’entourage del primo ministro Benjamin Netanyahu ha espresso una posizione critica nei confronti del capo di stato maggiore Eyal Zamir: se non è d’accordo con l’occupazione totale di Gaza, “deve dimettersi”.

La decisione sull’occupazione di Gaza

Durante il telegiornale delle otto di sera del 12 febbraio 2025, il notiziario più seguito di Israele ha rivelato che una “fonte importante” dell’ufficio del premier ha confermato: “La decisione è stata presa. Occuperemo la Striscia di Gaza“. Secondo quanto riportato, Hamas non rilascerà ulteriori ostaggi senza una resa totale e il governo israeliano non intende arrendersi. “Se non agiamo ora, i rapiti moriranno di fame e la Striscia rimarrà sotto il controllo dei terroristi”, ha affermato la fonte. Sebbene non ci siano dichiarazioni ufficiali, la fuga di notizie sembra essere stata autorizzata dai vertici. Ynet ha aggiunto che Netanyahu ha ricevuto il via libera da Donald Trump per avviare “un’operazione contro Hamas“. Dopo la visita dell’inviato speciale Steve Witkoff nel fine settimana, Washington e Gerusalemme hanno concordato che l’organizzazione terroristica non intende raggiungere un accordo. La risposta dell’entourage di Netanyahu a Zamir, che ha avvertito delle difficoltà di un’operazione di conquista della Striscia, è stata netta: “Ci vorrebbero anni”, ha affermato. “Se al capo di stato maggiore non va bene, che si dimetta”. Gli analisti ritengono che questa possa essere una strategia negoziale per aumentare la pressione su Hamas, che, secondo loro, “non ha più nulla da perdere”. Il premier, nel frattempo, ha avuto una conversazione telefonica con Vladimir Putin, la seconda in una settimana, e si appresta a presentare una proposta formale al gabinetto di sicurezza, ordinando all’IDF di conquistare la Striscia, sconfiggere Hamas e liberare gli ostaggi. Dopo settimane di stallo nei colloqui, appare chiaro che i negoziati non hanno portato a risultati. L’azione militare è vista come l’unica opzione rimasta sia per il governo israeliano che per la Casa Bianca.

La situazione sul campo e le preoccupazioni umanitarie

Il conflitto in corso presenta sfide significative per le forze israeliane. Mentre i ministri dell’ultradestra messianica spingono per una riconquista della Striscia, la realtà sul campo è ben diversa. I soldati israeliani si trovano ad affrontare miliziani altamente motivati, pronti a combattere fino alla morte. La situazione è aggravata dal fatto che le forze armate israeliane sono impegnate da quasi due anni, con richiami incessanti, e molti soldati hanno già affrontato missioni consecutive. I generali avvertono che la vittoria non è a portata di mano e che le operazioni di guerriglia, con esplosivi nascosti, rappresentano un serio rischio. Netanyahu ha anche promesso agli Stati Uniti che consentirà un incremento degli aiuti umanitari per i civili nella Striscia, ma l’integrazione di operazioni militari con il passaggio di aiuti alimentari risulta complessa. La tensione aumenta in Israele, soprattutto dopo la diffusione di video che mostrano gli ostaggi ventenni, Evyatar David e Rom Breslavski, in condizioni critiche, con un peso corporeo drasticamente ridotto. La Croce Rossa Internazionale e l’Organizzazione Mondiale della Sanità hanno lanciato un appello urgente: “Siamo sconvolti dai filmati. Chiediamo il rilascio immediato e incondizionato degli ostaggi e che venga garantito loro accesso a cibo e cure mediche”, ha dichiarato il direttore generale dell’OMS, Tedros Ghebreyesus. Il ministro degli Esteri Gideon Sa’ar si è recato a New York per partecipare a una sessione speciale dell’ONU sui rapiti, mentre il governo israeliano ha votato all’unanimità per rimuovere la procuratrice generale Gali Baharav-Miara, una decisione poi sospesa dalla Corte Suprema in attesa di ricorsi.

Richieste di pace e reazioni internazionali

Un gruppo di ex dirigenti del Mossad, dello Shin Bet e dell’IDF, molti dei quali hanno avuto un ruolo cruciale nella storia israeliana, ha pubblicato un video chiedendo la fine del conflitto. La BBC ha riportato una lettera firmata da 600 ex funzionari della sicurezza israeliana indirizzata a Trump, nella quale si chiede un sostegno per la “fine della guerra”. Nel frattempo, l’amministrazione americana ha annunciato che non fornirà aiuti federali per le catastrofi naturali agli stati e alle città degli Stati Uniti che boicottano le aziende israeliane, come riportato dalla Reuters. Questo sviluppo segna un ulteriore passo nella complessa interazione tra Israele e gli Stati Uniti, in un momento in cui la situazione in Medio Oriente continua a deteriorarsi.

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