Dopo un periodo di silenzio, il 15 settembre 2025, Hamas ha rilasciato una dichiarazione in cui afferma che Khalil Hayya, uno dei leader di spicco dell’organizzazione palestinese e capo negoziatore, è vivo e non è stato ucciso nel recente raid israeliano a Doha. Durante l’attacco, hanno perso la vita il figlio di Hayya, alcune guardie del corpo e un poliziotto qatarino. Nonostante l’assenza di prove concrete o fotografie a supporto della loro affermazione, Hamas ha comunicato che Hayya ha partecipato a una preghiera funebre in Qatar per onorare il figlio e le altre vittime del bombardamento. Questo sviluppo ha creato un clima di tensione crescente tra i Paesi del Golfo e Israele. Gli Emirati Arabi Uniti hanno convocato l’ambasciatore israeliano, mentre le diplomazie del Golfo si preparano per un vertice previsto per domenica e lunedì. Inoltre, secondo fonti non confermate, l’Egitto avrebbe deciso di ridurre i contatti con Israele come forma di protesta dopo gli eventi di Doha.
La resistenza di Hamas e l’offensiva israeliana
Hamas ha ribadito la sua intenzione di continuare la resistenza contro l’occupazione israeliana, sostenendo che le sue richieste di negoziato, che includono il ritiro completo delle truppe israeliane dalla Striscia di Gaza e la ricostruzione delle aree devastate, non sono state considerate. Nel frattempo, l’offensiva israeliana nella Striscia prosegue: si registrano circa sessanta vittime, tra cui quattordici membri di una stessa famiglia. Inoltre, vicino a Gerusalemme, un palestinese ha ferito due persone con un coltello, un attacco che Hamas ha definito “una risposta naturale ai crimini israeliani”. In questo contesto, il primo ministro del Qatar, Muhammad Al Thani, ha viaggiato a Washington per incontrare il segretario di Stato Marc Rubio, con l’obiettivo di ripristinare le relazioni dopo l’attacco israeliano. Rubio, a sua volta, si prepara a recarsi in Israele per rassicurare il primo ministro Benjamin Netanyahu sul sostegno degli Stati Uniti, in vista del previsto riconoscimento dello Stato palestinese da parte di diversi Paesi, tra cui la Francia, durante l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite.
Le dinamiche dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite
Durante la stessa Assemblea Generale, il 14 settembre, la Francia ha ottenuto l’approvazione della cosiddetta Dichiarazione di New York, sostenuta anche dall’Arabia Saudita, con 142 voti favorevoli, dieci contrari e dodici astenuti. Questa dichiarazione mira a rilanciare la soluzione dei due Stati, israeliano e palestinese, ma esclude Hamas. Dopo la visita di Rubio in Israele, si svolgerà a Doha il summit del Consiglio di cooperazione del Golfo (Ccg), composto da Qatar, Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti, Oman, Kuwait e Bahrein, tutti alleati degli Stati Uniti e concorrenti dell’Iran. Le autorità qatariote hanno avvertito che ci sarà una “risposta regionale” all’attacco israeliano, precisando che non si tratterà solo di una reazione del Qatar, ma che avverrà nel rispetto del diritto internazionale, contrariamente a quanto fatto da Israele. Il summit prevede una riunione tra i ministri degli esteri dei Paesi del Ccg domenica, seguita dal vertice dei leader lunedì. Tra i partecipanti ci sarà Muhammad ben Zayed, leader degli Emirati, nazione che ha normalizzato i rapporti con Israele nel 2020 e che ha resistito alle pressioni di Doha per chiudere l’ambasciata israeliana sul suo territorio. La ministra emiratina per la cooperazione internazionale, Rim Hashimi, ha formalmente protestato con l’ambasciatore israeliano ad Abu Dhabi, David Ohad Horsandi, affermando che qualsiasi aggressione contro uno Stato membro del Ccg rappresenta un attacco alla sicurezza collettiva della regione.
Il rifiuto del Mossad e le implicazioni delle operazioni israeliane
Martedì 12 settembre, Israele ha annunciato un attacco ai vertici di Hamas in Qatar, ma il Mossad, l’agenzia di intelligence israeliana, non ha partecipato ufficialmente all’operazione. Secondo quanto riportato dal Washington Post, il Mossad aveva rifiutato di eseguire un piano per assassinare i leader di Hamas, elaborato in precedenza, a causa di preoccupazioni riguardanti i rapporti con il Qatar e la tempistica dell’operazione. Questo rifiuto evidenzia le complessità delle dinamiche geopolitiche nella regione e il delicato equilibrio che Israele deve mantenere nei suoi rapporti con i Paesi del Golfo e le varie fazioni palestinesi.