Un gruppo di ricerca del Politecnico Federale di Zurigo ha sviluppato un materiale da costruzione vivente in grado di catturare CO2 grazie all’integrazione di batteri. I risultati di questo innovativo progetto sono stati resi noti in un articolo pubblicato sulla rivista Nature Communications. Questo nuovo materiale, che può essere modellato tramite stampa 3D, richiede per la sua crescita solo luce solare, acqua e nutrienti essenziali, oltre all’anidride carbonica. Le potenzialità di utilizzo sono enormi: si prevede che in futuro possa rivestire le facciate degli edifici, fungendo da veri e propri depositi di CO2 per l’intero ciclo di vita della struttura. Nel frattempo, alcuni architetti hanno già iniziato a impiegarlo in via sperimentale, presentando installazioni alla Biennale di Architettura di Venezia e alla 24° Esposizione Internazionale della Triennale di Milano.
Innovazione e progettazione del materiale
Il team di ricerca, guidato da Mark Tibbitt, ha utilizzato cianobatteri, un tipo di batterio fotosintetico, e li ha incorporati in un idrogel, un materiale gelatinoso con un alto contenuto d’acqua. Questo tipo di idrogel è ideale poiché consente il passaggio della luce, della CO2, dell’acqua e dei nutrienti, permettendo così alle cellule batteriche di diffondersi uniformemente. Grazie a questa progettazione, i cianobatteri sono riusciti a vivere e prosperare per oltre un anno. I test condotti in laboratorio hanno rivelato che il materiale ha catturato costantemente anidride carbonica per un periodo di 400 giorni, gran parte della quale è stata immagazzinata sotto forma di minerali, indurendo progressivamente la struttura dell’idrogel e rinforzandola. La quantità di CO2 catturata ammonta a circa 26 milligrammi per ogni grammo di materiale.
Applicazioni pratiche e risultati
Il processo di produzione di questo materiale ha superato le mura del laboratorio per essere esposto alla Biennale di Venezia. Qui, il gruppo di ricerca ha realizzato due strutture simili a tronchi d’albero, la più grande delle quali raggiunge un’altezza di circa 3 metri. Ciascuna di queste strutture ha la capacità di legare fino a 18 chilogrammi di CO2 all’anno, un quantitativo paragonabile a quello prodotto da un pino di 20 anni in un clima temperato.