Usa sollecitano Tokyo a introdurre nuovi dazi su importazioni da Cina e India

Le pressioni degli Stati Uniti sul Giappone e il G7 per imporre dazi su Cina e India a causa degli acquisti di petrolio russo si intensificano.

Nuove pressioni da parte degli Stati Uniti si stanno intensificando nei confronti del Giappone e, a breve, anche degli altri Paesi del G7. L’obiettivo è quello di imporre dazi più elevati su Cina e India come ritorsione per i loro continui acquisti di petrolio dalla Russia. Secondo quanto riportato dall’agenzia Kyodo, un funzionario del dipartimento del Tesoro statunitense ha rivelato che questa nuova iniziativa dell’amministrazione Trump è parte integrante di una strategia per porre fine rapidamente al conflitto in Ucraina. Una riunione online dei ministri delle finanze delle principali democrazie è programmata per venerdì, durante la quale verrà discussa la richiesta di Washington.

Pressioni e ritorsioni

Il funzionario ha affermato che “Gli acquisti di petrolio russo da parte di Cina e India stanno finanziando la macchina da guerra del presidente russo Vladimir Putin e prolungando l’insensato massacro del popolo ucraino“. Ha inoltre sottolineato la necessità che i partner del G7 si uniscano a questa iniziativa. Solo il mese scorso, Trump ha raddoppiato i dazi sui beni importati dall’India, un Paese che risulta essere uno dei principali partner commerciali della Russia, insieme alla Cina. Tuttavia, secondo gli analisti, l’imposizione di dazi più elevati su Cina e India da parte del Giappone potrebbe rivelarsi complessa, a causa dei forti legami economici che il Giappone intrattiene con entrambi i Paesi.

Cooperazione tra Giappone e India

Il primo ministro indiano Narendra Modi ha effettuato una visita a Tokyo alla fine di agosto, durante la quale ha incontrato il suo omologo giapponese Shigeru Ishiba. In quell’occasione, i due leader hanno concordato di intensificare la cooperazione in ambito economico e di sicurezza. La guerra in Ucraina ha portato a un notevole incremento delle esportazioni di gas naturale liquefatto (GNL) dagli Stati Uniti verso l’Europa, al fine di compensare la diminuzione delle forniture russe. Tra le varie iniziative in discussione tra Washington e Tokyo, alcune suscitano perplessità tra gli osservatori, come il sostegno a un ambizioso progetto da 44 miliardi di dollari per un gasdotto che collegherebbe i giacimenti nel nord dell’Alaska a un porto nel sud, permettendo così la liquefazione e l’esportazione del gas statunitense verso i mercati asiatici.

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