Hermine Mayr Orian, una figura simbolo della lotta per la cittadinanza austriaca, è deceduta ieri, 2 dicembre 2025, all’età di 106 anni. La sudtirolese era conosciuta sia in Italia che in Austria per la sua incessante richiesta di riacquistare la cittadinanza del suo paese natale. “Sono nata austriaca e voglio morire austriaca”, aveva affermato in diverse occasioni, ma le sue richieste non sono mai state accolte da Vienna.
Nascita e contesto storico
Nata il 23 aprile 1919 a Cortaccia, Hermine Aloisia Mayr visse in un periodo storico complesso. All’epoca, il Sudtirolo era ancora parte dell’Austria, sebbene già occupato dall’esercito italiano. Solo pochi mesi dopo la sua nascita, con la firma dell’accordo di Saint Germain, il territorio sarebbe passato ufficialmente all’Italia. Durante il regime fascista, Hermine insegnò tedesco in scuole clandestine, note come ‘scuole delle catacombe’. In seguito al matrimonio, assunse il cognome Orian e divenne madre di due figli.
Ultimi anni e riconoscimenti
Negli ultimi anni, Hermine viveva con uno dei suoi figli a Scena, un comune situato sopra Merano. Da un decennio, la bisnonna inseguiva il sogno di tornare a essere austriaca. Nel 2024, aveva ricevuto la Croce al Merito del Land Tirolo, un riconoscimento per il suo impegno e la sua dedizione.
Supporto e reazioni
Il movimento patriottico tirolese Andreas Hofer Bund aveva preso a cuore la sua causa e, in occasione del suo 106° compleanno, aveva voluto farle gli auguri, definendola affettuosamente “nonna del Tirolo”. Alois Wechselberger, segretario dell’associazione, ha dichiarato: “Anche se a Hermine viene negata la cittadinanza austriaca, ci si deve chiedere chi, se non lei, è una vera austriaca? Hermine Orian è più austriaca del vecchio, ideologicamente confuso fumatore accanito della Hofburg”, riferendosi al presidente austriaco Alexander Van der Bellen. Ha poi aggiunto che Hermine possedeva più carattere, dignità e onore di ogni singolo membro del governo austriaco, sia passato che presente. L’associazione ha descritto la sua morte come un “tradimento dell’Austria all’Alto Adige”, evidenziando la frustrazione per il rifiuto della sua richiesta di cittadinanza.