Funerali di Stato a Teheran per le vittime del conflitto: slogan contro Israele e America

L’Iran celebra funerali di Stato per leader militari e scienziati nucleari, mentre la Guida suprema rimane in bunker per minacce, in un contesto di tensioni internazionali e negoziati incerti.

Un Paese profondamente provato ma non ancora piegato, capace di rialzarsi di fronte ai propri avversari: questo è l’Iran che gli ayatollah hanno scelto di presentare al mondo, radunando a Teheran migliaia di cittadini per i funerali dei leader militari e degli scienziati nucleari uccisi durante il conflitto di 12 giorni. La cerimonia, caratterizzata da un predominante abbigliamento nero e slogan come “morte a Israele e all’America”, ha visto la partecipazione di gran parte dell’establishment del regime. Tuttavia, l’assenza della Guida suprema ha destato particolare attenzione, poiché rimane in un bunker a causa delle minacce di morte, più o meno esplicite, provenienti da Benyamin Netanyahu e Donald Trump. In un contesto in cui la tregua con lo Stato ebraico è fragile e il Pentagono fa intendere che le operazioni aeree americane potrebbero non essere concluse.

Funerali di stato e partecipazione popolare a Teheran

I funerali di Stato, che hanno visto la presenza di circa sessanta alti funzionari iraniani, sono stati preceduti da una massiccia campagna mediatica che ha invitato la popolazione a partecipare, offrendo viaggi gratuiti in autobus e metropolitana. Le immagini dell’evento hanno mostrato le bare avvolte nella bandiera iraniana, accompagnate da ritratti dei comandanti deceduti, dal capo di stato maggiore Mohammad Bagheri al leader dei Pasdaran Hossein Salam, circondate da una folla festante. L’iconografia della celebrazione ha incluso modelli di missili balistici, simili a quelli lanciati contro Israele, a sottolineare la determinazione del regime a non cedere.

Tra i partecipanti si sono distinti il presidente Masoud Pezeshkian e il contrammiraglio Ali Shamkhani, consigliere di alto livello di Ali Khamenei, il quale ha partecipato nonostante le ferite riportate in un raid dell’IDF. La Guida suprema, per motivi di sicurezza, ha scelto di non apparire in pubblico, comunicando con la nazione attraverso i social media. Ha dichiarato che “gli americani ci hanno insultati, aspettandosi una resa, che non avverrà mai”. La difesa del nome di Khamenei è stata affidata al ministro degli Esteri Abbas Araghchi, che ha risposto a Trump, affermando che se il presidente statunitense desidera un accordo, dovrebbe abbandonare il tono irrispettoso nei confronti della Guida Suprema. Trump, dal canto suo, aveva deriso l’ayatollah, affermando di averlo “salvato da una morte brutta e ignominiosa”.

Stallo nei negoziati e tensioni internazionali

Nel clima di tensione attuale, la possibilità di riprendere i negoziati tra la Repubblica Islamica e gli Stati Uniti rimane incerta. Teheran, dopo aver interrotto la collaborazione con l’AIEA, ha annunciato che non consentirà più al direttore generale Rafael Grossi di visitare i suoi impianti. Trump, nel frattempo, ha continuato a inviare messaggi ambigui, affermando che gli iraniani “vogliono incontrarlo” e che ciò avverrà “presto”. Tuttavia, ha anche bollato come una “bufala” la notizia secondo cui la sua amministrazione avrebbe offerto all’Iran 30 miliardi di dollari per la costruzione di impianti nucleari civili, mostrando riserve sulla possibilità di ridurre le sanzioni.

Le incognite riguardano soprattutto l’entità dei danni alle infrastrutture iraniane a seguito dei raid israeliani e americani, con le potenti bombe bunker buster che hanno penetrato il suolo dell'<strong'impianto di Natanz. A Teheran, le autorità hanno riconosciuto danni significativi, ma non irreparabili, mentre l’AIEA non è ancora stata in grado di determinare quanti centrifughe e quanto uranio arricchito siano stati distrutti o spostati. Il Pentagono ha fatto sapere di non aver utilizzato le superbombe su Isfahan, uno dei principali siti iraniani, poiché l’impianto è così profondo che i raid sarebbero stati probabilmente inefficaci. Trump ha dichiarato che prenderebbe in considerazione la possibilità di bombardare nuovamente l’Iran, con il supporto di Israele.

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