La situazione a Gaza continua a deteriorarsi, con la protezione civile che ha riportato il 25 gennaio 2025 un tragico bilancio di 39 vittime e oltre 100 feriti a causa del fuoco israeliano. Gli eventi si sono verificati nei pressi di due centri di soccorso, mentre i palestinesi cercavano disperatamente cibo. Questo episodio segna un’altra giornata drammatica per la popolazione della Striscia, già colpita da una grave crisi umanitaria.
Morti di civili e responsabilità
Le autorità locali segnalano che le morti di civili in attesa di aiuti alimentari sono diventate una triste consuetudine. Spesso, la responsabilità viene attribuita al fuoco israeliano. Tuttavia, la Gaza Humanitarian Foundation (Ghf), sostenuta da Stati Uniti e Israele, ha contestato queste affermazioni, accusando Hamas di incitare ai disordini e di mettere a rischio i civili attraverso il proprio comportamento.
Testimonianze di vittime
Il portavoce della difesa civile, Mahmud Bassal, ha dichiarato che le vittime sono state colpite nei pressi di un sito a sud-ovest di Khan Yunis e di un altro centro a nord-ovest di Rafah, entrambi situati nella parte meridionale di Gaza. Bassal ha attribuito le morti a “colpi d’arma da fuoco israeliani”. Un testimone, che ha voluto rimanere anonimo, ha raccontato di essersi diretto verso la zona di Al-Tina a Khan Yunis prima dell’alba, accompagnato da cinque familiari, per cercare di procurarsi del cibo. È in quel momento che i soldati israeliani hanno iniziato a sparare.
Esperienze di chi vive la crisi
Abdul Aziz Abed, 37 anni, ha condiviso la sua esperienza con l’agenzia di stampa AFP, affermando: “Io e i miei parenti non siamo riusciti a ottenere nulla. Ogni giorno vado lì e tutto ciò che otteniamo sono proiettili e stanchezza invece di cibo”. Anche altri testimoni hanno confermato di aver visto i soldati aprire il fuoco senza alcun preavviso, aumentando la tensione in una zona già fortemente provata dalla crisi umanitaria.
Appelli per un intervento internazionale
La situazione rimane critica e le autorità locali continuano a lanciare appelli per un intervento internazionale, mentre le organizzazioni umanitarie faticano a rispondere alle esigenze crescenti della popolazione. La comunità internazionale osserva con crescente preoccupazione gli sviluppi in un contesto di conflitto che sembra non avere fine.