Iran: ‘Nessun accordo per la tregua, ma apertura a cessare le ostilità’

Il ministro degli Esteri iraniano Abbas Araghchi afferma che non ci sono accordi per un cessate il fuoco con Israele, condizionando la risposta militare iraniana alla cessazione delle aggressioni israeliane.

Il ministro degli Esteri iraniano, Abbas Araghchi, ha rilasciato dichiarazioni significative in merito alla situazione di conflitto tra Iran e Israele. Il 24 giugno 2025, durante un intervento sulla piattaforma X, Araghchi ha affermato che attualmente non esiste alcun “accordo” per un cessate il fuoco o per la sospensione delle operazioni militari. Tuttavia, ha sottolineato che, a condizione che il regime israeliano ponga fine alla sua aggressione, l’Iran non intende proseguire la sua risposta militare.

Posizione ufficiale di Teheran

Araghchi ha chiarito che, secondo la posizione ufficiale di Teheran, è Israele a dichiarare guerra all’Iran, non viceversa. Ha specificato che la decisione finale riguardo alla sospensione delle operazioni militari da parte dell’Iran sarà presa in seguito, ma solo se Israele interromperà la sua aggressione illegale contro il popolo iraniano entro la mattinata del 24 giugno.

Tensioni tra Iran e Israele

Queste dichiarazioni giungono in un contesto di crescente tensione tra le due nazioni, con l’Iran che ha ripetutamente denunciato le azioni militari israeliane come provocazioni inaccettabili. La posizione di Teheran sembra essere chiara: la cessazione delle operazioni militari dipende dalla volontà di Israele di fermare le aggressioni.

Attenzione internazionale

La questione del conflitto tra Iran e Israele continua a essere al centro dell’attenzione internazionale, con esperti e analisti che monitorano attentamente gli sviluppi. Le parole di Araghchi evidenziano la complessità della situazione e la difficoltà nel raggiungere un accordo duraturo per la pace nella regione.

Possibilità di dialogo

La comunità internazionale si aspetta ora una risposta da parte di Israele, che dovrà valutare le conseguenze delle sue azioni e la possibilità di un dialogo costruttivo per evitare un ulteriore inasprimento del conflitto.

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