Scoperta una stella che ha sfidato un buco nero supermassiccio, dimostrando una sorprendente capacità di sopravvivenza. Questo evento straordinario è stato documentato grazie a due brillamenti osservati nello stesso punto dello spazio profondo, separati da quasi due anni. La ricerca è stata condotta da un team internazionale di astronomi, guidato dall’Università di Tel Aviv, e i risultati sono stati pubblicati nel 2025 sulla rivista The Astrophysical Journal Letters.
Il fenomeno dei buchi neri supermassicci
Nel centro di ogni grande galassia si cela un buco nero supermassiccio, la cui massa può superare milioni o addirittura miliardi di volte quella del Sole. Ogni 10.000-100.000 anni, una stella si avvicina pericolosamente a uno di questi colossi, rischiando di essere distrutta. Durante questo incontro ravvicinato, una parte della stella viene inghiottita, mentre il resto viene espulso a grande velocità. Quando la materia si avvicina a un buco nero, essa ruota in senso circolare, simile a come l’acqua defluisce nello scarico di una vasca. Questa materia, viaggiando quasi alla velocità della luce, si riscalda e irradia energia, rendendo visibile il buco nero per settimane o mesi.
Il caso AT 2022dbl
Nel 2022, gli astronomi hanno registrato un evento noto come AT 2022dbl, in cui una stella ha mostrato un brillamento. A distanza di 700 giorni, un secondo brillamento, quasi identico, è stato osservato nello stesso punto del cielo. Questa ripetizione suggerisce che il primo brillamento potrebbe essere stato causato da una parziale distruzione della stella, la quale è riuscita a sopravvivere e a tornare per un secondo incontro ravvicinato. Questi eventi potrebbero rappresentare degli ‘spuntini‘ per il buco nero, piuttosto che veri e propri ‘pasti‘.
Prospettive future e domande aperte
I ricercatori si interrogano ora sulla possibilità di osservare un terzo brillamento nel 2026. Secondo Iair Arcavi, direttore dell’Osservatorio Wise di Mitzpe Ramon in Israele, se un terzo brillamento venisse confermato, ciò indicherebbe che anche il secondo incontro ha provocato una parziale distruzione della stella. Questo potrebbe cambiare il nostro modo di interpretare gli eventi di distruzione stellare, suggerendo che non tutte le stelle che sembrano essere completamente distrutte lo siano realmente. La ricerca continua, e gli astronomi attendono con interesse i prossimi sviluppi in questo affascinante campo di studio.