Meloni: ‘Voterò al seggio, ma non ritirerò le schede’. Polemiche tra le opposizioni

Giorgia Meloni annuncia astensione ai referendum del 2 giugno 2025, scatenando polemiche tra opposizioni e sostenitori, mentre si preparano manifestazioni per incentivare la partecipazione al voto.

La premier Giorgia Meloni si recherà alle urne il 2 giugno 2025, giorno in cui si svolgeranno i referendum riguardanti il lavoro e la cittadinanza, ma ha già annunciato che non ritirerà le schede. Questa dichiarazione, rilasciata durante le celebrazioni della Festa della Repubblica, ha sollevato un acceso dibattito tra le forze politiche, con le opposizioni che hanno definito la sua scelta “vergognosa” e “blasfema”, etichettandola come una contraddizione che potrebbe essere interpretata come una “presa in giro” per gli italiani.

Le reazioni delle opposizioni

La decisione della presidente del Consiglio di non ritirare il foglio per votare è stata oggetto di critiche da parte di vari esponenti dell’opposizione. Il Viminale ha precisato che tale scelta è legittima, ma non influisce sul raggiungimento del quorum necessario per la validità del referendum, che richiede la partecipazione di almeno il 50% più uno degli aventi diritto. Tuttavia, il leader del Movimento 5 Stelle, Giuseppe Conte, ha espresso il suo disappunto, sottolineando che questa posizione è particolarmente “vergognosa” poiché coincide con la celebrazione della Repubblica. “Meloni non ha mai fatto nulla per tutelare i lavoratori e i giovani precari”, ha affermato, aggiungendo che la sua scelta “indigna ma non stupisce”.

Anche la segretaria del Partito Democratico, Elly Schlein, ha criticato l’atteggiamento della premier, definendolo una “presa in giro” per gli italiani, suggerendo che Meloni teme il raggiungimento del quorum. Maurizio Landini, leader della Cgil, ha descritto la posizione della premier come “irresponsabile”, mentre Riccardo Magi di +Europa ha sottolineato che i messaggi ambigui che invitano all’astensione sono “agghiaccianti” e rivelano una paura del voto.

La difesa della scelta di Meloni

Dall’altra parte, Fratelli d’Italia ha difeso la posizione della premier, con Alfredo Antoniozzi che ha ricordato come, tre anni fa, il centrosinistra avesse boicottato un referendum sulla giustizia non partecipando al voto. “Nessuno ha sollevato polemiche in quel caso”, ha osservato. Maurizio Lupi di Noi Moderati ha affermato che le critiche sull’astensione sono “strumentali”, sottolineando che ogni partito ha il diritto di esprimere la propria posizione.

Il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Luca Ciriani, ha puntualizzato che l’astensione è una forma legittima di partecipazione al voto e che non raggiungere il quorum rappresenta una scelta politica. Il centrosinistra, tuttavia, spera in una partecipazione che superi il 50% per inviare un segnale politico significativo, in seguito ai risultati delle recenti elezioni amministrative a Genova e Ravenna.

Le manifestazioni in vista del referendum

In vista del referendum, sono in programma diverse manifestazioni per incentivare la partecipazione. A Roma, nel quartiere Testaccio, il comitato per la cittadinanza ha organizzato un evento per la Festa della Repubblica, coinvolgendo figure di spicco come Riccardo Magi, Elly Schlein e Carlo Calenda. A Bari, la leader del Partito Democratico, Nicola Fratoianni, si unirà a altri leader politici per discutere dell’importanza del voto.

La mobilitazione è intensa e i leader dell’opposizione stanno cercando di galvanizzare l’elettorato per assicurare una partecipazione significativa ai referendum. I risultati di queste consultazioni potrebbero avere un impatto rilevante sulla scena politica italiana, in un momento di crescente tensione tra governo e opposizione.

Il parere del costituzionalista

Il costituzionalista Stefano Ceccanti ha commentato la scelta della premier di non ritirare le schede, affermando che, sebbene sia legittima, “non ne capisco il senso”. Secondo lui, non ritirare alcuna scheda equivale a non votare affatto, specialmente in un contesto in cui è previsto un quorum di partecipazione. Ceccanti ha spiegato che esiste una distinzione tra astensionismo selettivo, dove il cittadino può scegliere di non votare su determinati quesiti, e l’astensione totale, che non contribuisce al raggiungimento del quorum.

La sua analisi mette in luce come la decisione della premier possa risultare confusa, soprattutto considerando il suo ruolo istituzionale. La scelta di non ritirare le schede, secondo Ceccanti, potrebbe inviare un messaggio poco chiaro ai cittadini riguardo all’importanza della loro partecipazione al voto.

Add a comment

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *