Trentacinque anni dall’omicidio di Rosario Livatino, il giovane giudice siciliano

Trentacinque anni dall’omicidio di Rosario Livatino, il giovane giudice siciliano

Sono trascorsi 35 anni da quel tragico 21 settembre 1990, quando Rosario Livatino, un magistrato noto per il suo impegno nella lotta contro l’illegalità, venne assassinato dalla mafia ad Agrigento, all’età di soli 38 anni. La sua figura continua a suscitare ammirazione e rispetto, come dimostrato dal recente evento commemorativo tenutosi sabato scorso, in occasione del Giubileo degli operatori di giustizia, presso Piazza San Pietro.

Il giudice e la sua eredità

Il giudice, soprannominato il “giudice ragazzino”, è stato al centro dei ricordi e delle riflessioni durante la cerimonia. Monsignor Juan Ignacio Arrieta, segretario del Pontificio consiglio per i testi legislativi, ha sottolineato l’importanza della fede e del diritto nella vita di Livatino, descrivendoli come due realtà interconnesse. Arrieta ha evidenziato che, per Livatino, il confronto tra fede e giustizia era non solo possibile, ma essenziale.

Il significato di “stD”

Un particolare significativo riguarda l’abitudine di Livatino di firmare i documenti con l’acronimo “stD“, inizialmente misterioso per molti. Successivamente, si è rivelato che stava per “sub tutela Dei“, un chiaro segno del suo profondo senso di responsabilità e della consapevolezza di operare sotto l’egida divina.

Omaggio all’eroe della giustizia

In occasione di questo importante anniversario, l’Istituto della Enciclopedia Italiana Treccani, in collaborazione con la Regione Siciliana, ha deciso di rendere omaggio a Livatino pubblicando il volume “Rosario Livatino tra Diritto e Fede“. Il libro, curato da Gaetano Armao, professore di diritto amministrativo all’Università degli Studi di Palermo, celebra la straordinaria figura del “giudice studente”, che ha vissuto la sua professione come una vocazione al servizio della comunità.

Il magistrato esemplare

Nonostante la sua grande riservatezza, Livatino ha condotto indagini fondamentali sulla criminalità organizzata fino al giorno della sua morte, avvenuta sul viadotto Gasena, mentre si dirigeva in tribunale, senza scorta. La sua dedizione al lavoro e la sua integrità morale lo hanno reso un magistrato esemplare, profondamente impegnato nello studio e lontano da ogni forma di protagonismo.

Un esempio di riscatto

Gaetano Armao ha dichiarato che l’impegno di Livatino rappresenta un esempio di come il riscatto della Sicilia possa avvenire attraverso il lavoro, l’onestà e il senso del dovere, valori che il giovane magistrato ha incarnato fino all’ultimo giorno della sua vita.

Ciao!