Il presidente della Banca Centrale del Brasile, Gabriel Galípolo, ha espresso la sua contrarietà all’adozione dell’aumento dell’aliquota dell’Imposta sulle Operazioni Finanziarie (Iof) come strumento per la raccolta di tributi. Questa dichiarazione, diffusa dai principali mezzi di comunicazione brasiliani il 12 marzo 2025, è stata rilasciata dopo che il governo ha pubblicato un decreto nel Diario Ufficiale dell’Unione, che prevede un incremento dell’aliquota dell’Iof per l’acquisto di valuta estera in contante e per le transazioni effettuate con carte di credito e debito internazionali, comprese le carte prepagate. L’aliquota passerà dall’1,1% al 3,5%.
Preoccupazioni sul mercato
Galípolo ha manifestato preoccupazione riguardo alle conseguenze che questa misura potrebbe avere sul mercato, evidenziando il rischio che venga interpretata come una forma indiretta di controllo valutario. Durante una conferenza stampa, a una domanda specifica riguardo a questa possibilità, il presidente della Banca Centrale ha dichiarato: “La mia resistenza all’uso dell’aliquota dell’Iof come espediente per perseguire obiettivi fiscali deriva proprio da questo timore”.
Modifiche all’aliquota dell’Iof
Il decreto emesso il 12 marzo ha inoltre modificato l’aliquota dell’Iof per le operazioni di credito, come prestiti e finanziamenti, per le aziende, portandola da un massimo annuale dell’1,88% al 3,95%. Per le micro e piccole imprese che aderiscono al Simples, il sistema di tassazione semplificato creato nel 1996, l’aliquota è aumentata da un tetto massimo annuale dello 0,88% all’1,95%.
Investimenti nei piani previdenziali
Un’altra modifica introdotta dal decreto riguarda gli investimenti nei piani previdenziali privati che superano i 50 mila reais annuali (circa 7.740 euro). In precedenza, tali investimenti erano esentasse, mentre ora saranno soggetti a un’aliquota Iof del 5%.
Chiarimenti dal Tesoro brasiliano
Durante la conferenza stampa dedicata al decreto, il segretario del Tesoro brasiliano, Rogério Ceron, ha smentito che l’obiettivo del provvedimento fosse quello di contenere l’apprezzamento del dollaro, sottolineando che non vi è alcuna intenzione di attuare forme di controllo valutario.