A ottant’anni da Hiroshima, l’Italia si attiva per il disarmo nucleare

Ottant’anni dopo Hiroshima e Nagasaki, il rischio nucleare riemerge con eventi commemorativi in Italia e appelli per la ratifica del Trattato sulla Proibizione delle Armi Nucleari.

Sono trascorsi ottant’anni dai devastanti bombardamenti atomici che colpirono Hiroshima e Nagasaki, rispettivamente il 6 e il 9 agosto 1945. Queste esplosioni, che causarono tra i 210.000 e i 240.000 morti, segnarono un punto di non ritorno nella storia mondiale. Oggi, il tema della minaccia nucleare è tornato al centro dell’attenzione, come dimostra l’ultima dichiarazione del presidente degli Stati Uniti, Donald Trump. Il 1° agosto 2025, Trump ha annunciato di aver ordinato lo spostamento di due sottomarini nucleari per “proteggere la popolazione”, in risposta alle “provocazioni” dell’ex presidente russo Dmitry Medvedev.

In questa giornata di commemorazione, numerose associazioni, tra cui le Acli e l’Anpi, insieme a 120 città italiane, hanno lanciato un appello affinché l’Italia ratifichi il Trattato delle Nazioni Unite sulla Proibizione delle Armi Nucleari. Da Brescia a Padova, passando per Aviano e Verona, si sono svolti eventi commemorativi, culturali e istituzionali, tra cui un tour in bicicletta di 490 chilometri e una cerimonia delle lanterne a Bologna. Un rapporto dell’Ican ha evidenziato che nel 2024 le spese globali per armamenti nucleari hanno superato i cento miliardi di dollari, con un incremento dell’11%.

La luce abbagliante

Il bombardamento di Hiroshima rappresenta l’ultimo atto della Seconda guerra mondiale e il primo passo verso la Guerra Fredda. La bomba, nota come Little Boy, fu sganciata il 6 agosto 1945. Sebbene la decisione di sviluppare l’arma nucleare risalga all’amministrazione del presidente Franklin Roosevelt, fu il suo successore Harry Truman a dare il via libera all’operazione. Alle 8:15, un lampo accecante causato dalla fissione nucleare incenerì circa 70.000 persone in un istante, mentre altre 140.000 morirono nei mesi e negli anni successivi a causa delle radiazioni. I sopravvissuti, noti come hibakusha, hanno sofferto di malformazioni e malattie oncologiche, con effetti devastanti anche sulle generazioni successive.

Tre giorni dopo, il Giappone non si era ancora arreso, e fu deciso di sganciare una seconda bomba, Fat Man, più potente della prima, a base di plutonio. Originariamente destinata a Kokura, la bomba fu deviata su Nagasaki a causa delle condizioni meteorologiche. Il 9 agosto 1945, alle 11:02, Fat Man causò la morte di circa 74.000 persone. Le esperienze di quel periodo sono state raccontate dal disegnatore giapponese Keiji Nakazawa nel manga “Hadashi no Gen” (Gen di Hiroshima), che ha ispirato adattamenti cinematografici e opere di animazione.

Da Einstein a Papa Francesco: “Mai più”

L’uso distruttivo delle scoperte scientifiche ha generato preoccupazione tra gli scienziati. Tra i più vocali, Albert Einstein e Bertrand Russell pubblicarono nel 1955 un manifesto che esortava a porre fine alla guerra per garantire la sopravvivenza della razza umana. Questo manifesto ha dato impulso al movimento Pugwash, che ha coinvolto numerosi premi Nobel e scienziati di tutto il mondo. Negli anni successivi, sono stati introdotti diversi trattati internazionali, culminando nel 2017 con il Trattato sulla Proibizione delle Armi Nucleari (Tpnw), adottato dalle Nazioni Unite. Nonostante la ratifica da parte di 98 Paesi, l’Italia non ha ancora aderito.

Le parole di Papa Francesco, pronunciate durante la sua visita in Giappone nel 2019, risuonano forti: “Mai più”. Il Pontefice ha avvertito le potenze mondiali che “l’uso dell’energia atomica per fini di guerra è, oggi più che mai, un crimine”. Anche il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha reso omaggio alle vittime delle bombe durante la sua visita a Hiroshima nel marzo 2025, incontrando alcuni hibakusha e sottolineando l’importanza della memoria come strumento di responsabilità civile.

L’orologio dell’apocalisse a 90 secondi da mezzanotte

A ottant’anni da Hiroshima, il rischio di un conflitto nucleare non è solo un ricordo. Secondo la Federation of American Scientists, nel mondo ci sono circa 12.300 testate nucleari in possesso di nove Stati, con oltre l’80% detenuto da Stati Uniti e Russia. La logica della deterrenza rimane dominante, e la guerra in Ucraina ha riacceso timori legati alla Guerra Fredda. Gli Stati Uniti stanno investendo in nuove tecnologie militari, mentre la Cina sta accelerando il dispiegamento di missili balistici. India, Pakistan e Corea del Nord continuano a condurre test nucleari, con conseguenze potenzialmente devastanti per l’ecosistema.

Nel 2024, il presidente russo Vladimir Putin ha aggiornato la dottrina nucleare, affermando che la Russia potrebbe utilizzare armi nucleari come “estrema risorsa” in caso di minaccia alla propria sovranità. In Europa, che non possiede testate nucleari proprie (eccetto la Francia), ci sono armi statunitensi stazionate in Italia, Belgio, Germania, Paesi Bassi e Turchia. Questa situazione ha portato l’orologio dell’Apocalisse, ideato dal Bulletin of the Atomic Scientists, a segnare 89 secondi dalla mezzanotte, il punto più vicino mai raggiunto alla distruzione nucleare.

Gli appelli delle associazioni e i costi degli arsenali nucleari

In occasione dell’anniversario dei bombardamenti, la campagna “Italia, ripensaci”, promossa da Rete Pace Disarmo e Senzatomica, ha rinnovato l’appello a una mobilitazione collettiva. Oltre 120 enti locali hanno aderito all’Appello delle Città per ratificare il Trattato sulla Proibizione delle Armi Nucleari, mentre più di 500 Comuni italiani sono diventati membri dell’Associazione Mayors for Peace, fondata dai sindaci di Hiroshima e Nagasaki.

Alessja Trama, della campagna Senzatomica, ha sottolineato che le parole degli hibakusha ricordano che le armi nucleari non sono strumenti di sicurezza ma di annientamento. La Confederazione Sindacale Internazionale, di cui fa parte la Cgil, ha lanciato un Appello Globale all’Azione per la Pace, la Democrazia e i Diritti. La mobilitazione mira anche a evidenziare i costi delle armi nucleari, come riportato nel rapporto dell’Ican. Nel 2024, gli Stati Uniti hanno speso 56,8 miliardi di dollari per armamenti nucleari, seguiti da Cina, Regno Unito, Francia, Russia, India, Israele e Corea del Nord. Per l’Italia, paese ospitante di testate statunitensi, si stima un costo indiretto di circa 500 milioni di euro all’anno.

Gli appuntamenti in Italia

Tra le iniziative in programma, spicca il Kaki Bike Tour, partito il 3 agosto da Verona. Questo giro in bicicletta attraversa il Nord Italia su un percorso di 490 chilometri, con soste presso gli alberi di cachi, simbolo di rinascita e resilienza. L’arrivo è previsto il 10 agosto ad Albagnano, sul Lago Maggiore, dove si svolgerà un momento di raccoglimento. L’iniziativa fa parte del Kaki Tree Project, un progetto artistico presentato per la prima volta alla Biennale di Venezia nel 1999.

Altri eventi significativi includono:

  • Assisi: il 6 agosto, alle 8:15, il suono della campana delle Laudi commemorerà le vittime degli attacchi atomici.
  • Aviano: il 9 agosto, si svolgerà una commemorazione presso la Base USAF, con interventi pubblici.
  • Bologna: il 6 agosto, il Parco del Cavaticcio ospiterà “Il Sole di Hiroshima“, un evento che riprende il rito del tōrō nagashi.
  • Brescia: il 6 agosto, un corteo silenzioso nel centro storico per ricordare le vittime.
  • Cervia: il 6 agosto, attività creative per bambini sulla storia dell’albero di cachi sopravvissuto all’atomica.

Questi eventi rappresentano un’importante opportunità per riflettere su un passato doloroso e per promuovere un futuro di pace e disarmo nucleare.

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