Caso Almasri: richiesta di autorizzazione a procedere per Piantedosi, Nordio e Mantovano

Il Tribunale dei ministri richiede l’autorizzazione a procedere contro tre membri del governo italiano per favoreggiamento e peculato nell’affaire Almasri, esclusa la premier Meloni.

Si sta delineando una nuova fase nell’intricata vicenda riguardante l’affaire Almasri, con una crescente tensione tra le forze politiche all’interno del Parlamento italiano. Il 15 febbraio 2025, il Tribunale dei ministri ha ufficialmente inviato alla Camera dei deputati la richiesta di autorizzazione a procedere nei confronti di tre figure chiave del governo: il sottosegretario Alfredo Mantovano, il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi e il guardasigilli Carlo Nordio.

La Camera dei deputati, nel giro di sessanta giorni, sarà chiamata a votare sulla questione, decidendo se avviare o meno un processo penale nei confronti dei membri del governo coinvolti nell’indagine, escludendo la premier Giorgia Meloni, per la quale è già stata disposta l’archiviazione. La questione centrale riguarda la scarcerazione e il rimpatrio del generale libico Almasri, avvenuti tramite un volo dei Servizi.

Le accuse nei confronti del governo

Le accuse rivolte ai membri del governo presentano delle sfumature. Per Mantovano, Piantedosi e Nordio si ipotizza il reato di favoreggiamento per non aver consegnato il presunto torturatore libico alla Corte penale internazionale. Tuttavia, le posizioni di Piantedosi e Mantovano risultano più gravi, in quanto entrambi sono accusati di peculato per l’uso improprio del Falcon 900, l’aereo di Stato impiegato per il rimpatrio di Almasri. Carlo Nordio, invece, è accusato di omissione di atti di ufficio, poiché non avrebbe richiesto tempestivamente la custodia cautelare del generale, contrariamente a quanto richiesto dalla Corte penale internazionale.

Nel corso delle indagini, gli inquirenti hanno concentrato la loro attenzione sulla posizione di Nordio, tanto da richiedere di ascoltarlo. La giunta per le autorizzazioni di Montecitorio avrà circa un mese per esaminare i documenti, ma non è escluso che possa richiedere più tempo. Successivamente, la questione sarà portata in Aula, che avrà trenta giorni per esprimere un parere, con molteplici indicazioni che suggeriscono un probabile diniego all’autorizzazione a procedere.

Le testimonianze e il ruolo delle autorità

Alcune testimonianze già fornite ai giudici del Tribunale dei ministri rivelano che Giusi Bartolozzi, capo di gabinetto di via Arenula, avrebbe avuto un ruolo significativo nella comunicazione riguardante la liberazione del generale. Giovanni Birritteri, ex capo del Dipartimento per gli Affari di Giustizia, ha assunto una posizione critica nei confronti della gestione della situazione, prendendo le distanze dalla vicenda.

Birritteri ha fornito una propria versione dei fatti, affermando che i tecnici del ministero avevano suggerito la redazione di un nuovo mandato di cattura per Almasri, al fine di garantirne la consegna ai giudici dell’Aja. Anche Bartolozzi ha presentato la sua versione al Tribunale, supportata da una mail datata 19 gennaio 2025, in cui affermava che Birritteri l’aveva informata solo dell’arresto del generale, senza aver ricevuto gli atti relativi al mandato di cattura.

A fine maggio, i giudici hanno richiesto di ascoltare anche il ministro Nordio. Nel frattempo, l’avvocato Giulia Bongiorno, che rappresenta i membri del governo coinvolti, ha chiesto formalmente di ascoltare il sottosegretario Mantovano, ritenendo che potesse fornire informazioni utili. Tuttavia, i giudici hanno ritenuto non necessario ascoltare Mantovano, privilegiando l’audizione di Nordio, considerata più rilevante. L’avvocato Bongiorno ha già ottenuto di visionare un gran numero di documenti dell’inchiesta, preparandosi per il prossimo passo decisivo.

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