Confronto tra Trump e Putin sul mercato del petrolio, la Cina riduce le esportazioni

Confronto tra Trump e Putin sul mercato del petrolio, la Cina riduce le esportazioni

Il clima di tensione tra Mosca e Washington si fa sempre più incandescente, con le recenti sanzioni americane che colpiscono i colossi petroliferi russi Lukoil e Rosneft. Questo scenario, che ha preso piede nel 2025, ha portato la Cina a sospendere l’acquisto di petrolio russo, un passo che mette in discussione l’alleanza tra il presidente russo Vladimir Putin e il leader cinese Xi Jinping. Secondo quanto riportato da Reuters, le conseguenze di questa guerra del petrolio si estendono ben oltre le due nazioni coinvolte, influenzando anche l’India, che potrebbe fermare i flussi di greggio dalla Russia.

Reazione di Putin alle sanzioni

La reazione di Putin alle sanzioni è stata di forte indignazione. Il leader del Cremlino ha definito le misure come “un atto ostile”, sostenendo che nessun Paese rispettabile agirebbe sotto pressione. Nonostante le sue affermazioni di sicurezza, gli esperti rimangono scettici riguardo alla reale stabilità dell’economia russa. Infatti, Rosneft e Lukoil rappresentano circa la metà delle esportazioni di petrolio russo, che ammontano a oltre 4 milioni di barili al giorno, principalmente destinati ai mercati asiatici dopo l’imposizione di un tetto massimo di prezzo da parte dell’Occidente nel 2022. La Cina e l’India, i due principali acquirenti, hanno importato rispettivamente 2 milioni e 1,6 milioni di barili al giorno solo nel mese di settembre. Un eventuale stop ai loro acquisti, anche se temporaneo, potrebbe infliggere un duro colpo alle finanze russe e alla capacità di Mosca di sostenere il conflitto in Ucraina.

Interruzione degli acquisti di greggio russo

Dopo l’annuncio delle sanzioni, i principali gruppi petroliferi cinesi, tra cui PetroChina e Sinopec, hanno deciso di interrompere gli acquisti di greggio russo trasportato via mare nel breve termine. Anche le raffinerie indipendenti cinesi potrebbero seguire questa linea, valutando l’impatto delle nuove restrizioni americane, che minacciano di escludere chi commercia con i giganti russi dal sistema dei pagamenti occidentale. Questo scenario potrebbe avere ripercussioni negative sull’economia cinese, già in difficoltà, e potrebbe aggravarsi ulteriormente se non si raggiungesse un accordo sulle terre rare. A tal proposito, il segretario al Tesoro americano Scott Bessent e il vicepremier cinese He Lifeng si incontreranno a breve in Malesia per discutere di un’intesa che possa evitare l’entrata in vigore di ulteriori dazi del 100% minacciati da Trump, preparando il terreno per un possibile incontro tra i due presidenti in Corea del Sud a fine mese.

Impatto delle sanzioni sul mercato del petrolio

Le sanzioni americane, pur non essendo tariffe secondarie, potrebbero influenzare in modo significativo il mercato del petrolio. Anche l’India si prepara a interrompere l’importazione di greggio russo, poiché le sanzioni colpiscono direttamente alcune raffinerie legate a Rosneft. Un eventuale blocco degli acquisti da parte di Cina e India potrebbe riequilibrare il mercato globale del petrolio, costringendo Pechino e New Delhi a rivolgersi agli Stati Uniti e all’OPEC per le loro forniture. Il cartello dei produttori ha già dichiarato la sua disponibilità ad intervenire in caso di carenze, rassicurando il mercato e contribuendo a limitare l’aumento dei prezzi del petrolio, che ha già registrato un incremento superiore al 6%. Questo rialzo, sebbene significativo, potrebbe essere gestito senza provocare un’impennata dei costi energetici e dell’inflazione. Un aumento della domanda all’interno dell’OPEC beneficerebbe in particolare l’Arabia Saudita, che rappresenta un alleato chiave degli Stati Uniti in Medio Oriente e sta per unirsi agli Accordi di Abramo, fortemente sostenuti da Trump.

Annuncio di Trump sulla sospensione dei negoziati

Donald Trump ha annunciato la sospensione immediata dei negoziati commerciali con il Canada a causa di un presunto comportamento scorretto da parte del governo canadese, accusato di aver citato erroneamente l’ex presidente Ronald Reagan in una campagna pubblicitaria contro i dazi. La dichiarazione, pubblicata sul social network Truth, segna una nuova escalation nelle relazioni tra i due Paesi.

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