Dall’Italia arriva una terapia genica innovativa per evitare trapianti e farmaci

Nuova terapia genica italiana promette trasferimento di gene sano nei neonati senza trapianto o chemioterapia, sfruttando una finestra temporale unica dopo la nascita.

Arriva dall’Italia una nuova terapia genica che promette di trasferire il gene sano senza necessità di trapianto di cellule staminali o chemioterapia. Questa innovativa strategia sfrutta un momento magico che si verifica subito dopo la nascita, una finestra temporale ristretta durante la quale le cellule staminali del sangue sono particolarmente attive e ricettive al trattamento. Il risultato, pubblicato sulla rivista Nature, è frutto del lavoro del gruppo coordinato da Michela Milani, prima autrice dello studio, presso l’Istituto San Raffaele-Telethon per la terapia genica (Sr-Tiget) di Milano. Questa nuova metodologia è stata sperimentata con successo nei topi e rappresenta un passo avanti significativo nella cura di alcune malattie genetiche del sangue.

Il processo di emopoiesi e la finestra temporale

Michela Milani, intervistata dall’ANSA, spiega che prima della nascita il processo di formazione delle cellule del sangue avviene principalmente nel fegato. Subito dopo la nascita, queste cellule migrano dal fegato al midollo osseo, dove rimarranno per il resto della vita. Durante questo periodo, le cellule staminali del sangue si trovano in circolo in numero elevato. Milani sottolinea che questa dinamica è valida anche per gli esseri umani. Questo spostamento rappresenta un’opportunità unica per intervenire con terapie geniche, poiché le cellule sono più disponibili e pronte a ricevere il trattamento.

La scoperta di questa finestra temporale offre la possibilità di somministrare i vettori lentivirali direttamente nel flusso sanguigno dei neonati, massimizzando l’efficacia del trasferimento genetico. I ricercatori hanno dimostrato che l’efficienza del trattamento è massima entro 1-2 giorni dalla nascita. Col passare del tempo, l’efficacia tende a diminuire drasticamente, raggiungendo livelli quasi nulli negli adulti. Questa osservazione ha spinto il team di ricerca a cercare modi per estendere la finestra terapeutica e migliorare i risultati.

Utilizzo dei vettori lentivirali per il trasferimento genico

Per facilitare il trasferimento dei geni, il team di ricerca ha utilizzato vettori lentivirali, che derivano da virus a lenta replicazione come quello dell’HIV. Questi vettori sono stati progettati per integrarsi nel genoma dell’ospite in modo efficace. Milani chiarisce che i virus vengono modificati per eliminare informazioni potenzialmente dannose, rendendoli incapaci di replicarsi attivamente una volta entrati nelle cellule. Al loro posto, viene inserita la copia corretta del gene mancante.

Le terapie che utilizzano questi vettori hanno già dimostrato risultati promettenti quando applicate in modalità ex-vivo, in cui le cellule staminali dei pazienti vengono prelevate, modificate in laboratorio e poi reinfuse nel corpo dopo un trattamento con chemioterapia. Tuttavia, il gruppo di ricerca ha cercato un approccio alternativo per evitare questa procedura invasiva e complessa. La scoperta della finestra temporale nei topi neonati ha aperto la strada a un metodo più diretto e meno invasivo.

Aumento dell’efficacia mediante farmaci approvati

Per migliorare ulteriormente l’efficacia del trasferimento genico, i ricercatori hanno utilizzato farmaci già clinicamente approvati che stimolano le cellule staminali a migrare nel flusso sanguigno. Questo approccio consente di aumentare il numero di cellule staminali circolanti e di estendere la finestra temporale utile per il trattamento. Milani osserva che, sebbene l’efficienza rimanga proporzionale all’età, questa strategia permette di ampliare il periodo in cui è possibile somministrare il trattamento, arrivando fino all’età di svezzamento del topo.

Nonostante i progressi, il team riconosce che l’efficacia di questo approccio è significativamente inferiore rispetto alle terapie geniche tradizionali, che possono raggiungere un’efficienza del 100%. Nel caso della nuova terapia, il massimo ottenibile è intorno al 10-15%. Tuttavia, anche questa percentuale ha un valore terapeutico, specialmente per malattie genetiche come l’anemia di Fanconi, dove le cellule corrette possono espandersi nel tempo, portando a una correzione totale. Milani conclude evidenziando che la somministrazione del vettore in vivo offre la possibilità di correggere anche altri organi, rendendo questa terapia promettente per il futuro della medicina genetica.

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