Mentre proseguono le ricerche nei laboratori e negli archivi giudiziari per rintracciare l’involucro con l’intonaco rimosso 18 anni fa dal muro delle scale della villetta di Garlasco, legato all’impronta “33” attribuita ad Andrea Sempio, le indagini sull’omicidio di Chiara Poggi si concentrano ora su nuovi aspetti. Le autorità stanno analizzando il materiale sequestrato nelle scorse settimane e ricostruendo la dinamica del delitto, attraverso l’analisi delle tracce di sangue e dell’arma del crimine, ancora non identificata.
Accertamenti genetici e indagini
In attesa degli accertamenti genetici ordinati dalla giudice per le indagini preliminari di Pavia, Daniela Garlaschelli, sui due profili maschili di DNA rinvenuti sulle unghie di Chiara, uno dei quali appartiene a Sempio, gli investigatori stanno cercando di determinare con quale oggetto sia stata colpita la giovane. Le ferite sul suo corpo, in particolare sulla testa e sul volto, sono oggetto di un riesame approfondito. Negli anni passati, si era ipotizzato che l’arma fosse un martello da muratore, ma recenti testimonianze hanno suggerito anche l’uso di un attizzatoio o di una pinza da camino. L’arma, un “corpo contundente”, non è mai stata trovata né identificata, e ora si stanno compiendo sforzi per far luce su questo aspetto cruciale.
Ricostruzione della dinamica del delitto
I carabinieri, sotto la direzione dei pubblici ministeri pavesi guidati da Fabio Napoleone, procederanno con la ricostruzione della dinamica dell’aggressione utilizzando la “Bloodstain Pattern Analysis”. Questa tecnica consiste nell’analizzare le numerose tracce di sangue che ricoprivano la scena del crimine, inclusi pavimenti, muri e mobili. L’obiettivo è verificare l’ipotesi che più persone possano essere state coinvolte nel delitto. Chiara, infatti, è stata brutalmente colpita e il suo corpo è stato gettato dalle scale che portano al piano seminterrato della villetta. All’epoca, erano state isolate impronte, molte delle quali risultarono inutilizzabili, ma grazie ai progressi della scienza forense, si spera di identificare nuovi elementi.
Ricerche sull’impronta e materiali biologici
Un approfondimento è necessario per capire se l’impronta, lasciata dall’assassino e potenzialmente contenente sangue o DNA della vittima, possa essere recuperata dall’intonaco rimosso. Questo reperto potrebbe essere andato distrutto a causa di una sentenza passata in giudicato che ha condannato Alberto Stasi a 16 anni di carcere. La difesa di Stasi, tramite una consulenza che sarà presentata nei prossimi giorni, sostiene che nel pezzo di muro “grattato” si possa rintracciare “materiale biologico”, utile a ricostruire la vicenda con nuovi dettagli. L’avvocato Antonio De Rensis ha sottolineato l’importanza di riesaminare scientificamente tutto il materiale, comprese le impronte dei piedi trovate nella casa di via Pascoli, come quella parziale di un numero 36/37, ritenuta femminile, che potrebbe fornire ulteriori indicazioni grazie alle nuove tecniche analitiche. Tuttavia, l’ex procuratore di Pavia, Mario Venditti, ha già richiesto e ottenuto l’archiviazione del fascicolo a carico di Sempio per due volte, citando l’inservibilità delle prove scientifiche.