Il primo ciclo di negoziati a Gaza tra Hamas e i mediatori egiziani si è concluso in un’atmosfera di ottimismo, come riportato da Al-Qahera News, una testata legata all’intelligence del Cairo. I colloqui riprenderanno martedì 11 febbraio 2025 a Sharm El-Sheikh, dove una delegazione israeliana è giunta il giorno precedente. Si prevede che Israele e Hamas avvieranno discussioni indirette riguardanti i dettagli di una proposta avanzata dal presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, relativa a uno scambio di prigionieri e a un cessate il fuoco duraturo.
Le dichiarazioni di Donald Trump
Nel corso della serata, Donald Trump ha dichiarato che Hamas ha accettato “alcuni punti molto importanti” e ha espresso fiducia in un imminente accordo. Ha anche negato l’esistenza di tensioni con il premier israeliano Benjamin Netanyahu riguardo alla situazione a Gaza, affermando che i rapporti tra i due sono stati “molto positivi”. In un’intervista, Trump ha commentato anche la giovane attivista Greta Thunberg, suggerendo che dovrebbe cercare aiuto per gestire la sua rabbia.
I colloqui di pace a Sharm El-Sheikh
I colloqui di pace, avviati a Sharm El-Sheikh, sono coordinati da mediatori egiziani e qatarini. Le informazioni trapelate sono scarse, a testimonianza della delicatezza della situazione. Tuttavia, è chiaro che il presidente statunitense desidera che i negoziati procedano rapidamente, senza ulteriori ritardi.
La situazione a Gaza
Nel frattempo, mentre la situazione a Gaza continua a essere critica, l’IDF ha comunicato di aver colpito diverse cellule terroristiche pronte ad attaccare le forze israeliane.
Il team di negoziatori israeliani
Il primo ministro Benjamin Netanyahu ha inviato un team di alto livello, comprendente il vicedirettore del Mossad, il vice dello Shin Bet, il coordinatore per gli ostaggi Gal Hirsch, il generale Nitzan Alon, il consigliere di fiducia Ophir Falk, il capo del Cogat Rassan Alian, e vari ufficiali dell’IDF. Non è chiaro se il capo negoziatore di Hamas, Khalil al-Hayya, abbia già raggiunto Sharm El-Sheikh, dove si svolgono i colloqui. Al tavolo mancano ancora figure chiave come l’inviato speciale statunitense Steve Witkoff e Jared Kushner, genero di Trump, che si prevede arriveranno nei prossimi giorni.
Il ruolo di Ron Dermer e del direttore del Mossad
Anche Ron Dermer, a capo della delegazione israeliana, e il direttore del Mossad, David Barnea, si uniranno ai colloqui dopo i primi giorni, una volta che saranno stati affrontati gli aspetti tecnici delle trattative. Il capo dell’intelligence egiziana supervisionerà i colloqui, e un incontro per finalizzare l’accordo è previsto entro la fine della settimana. Un funzionario di Hamas ha comunicato ad Al Araby Al Jadeed che l’organizzazione ha espresso la volontà di distaccarsi dal gruppo di Gaza, ma non ci sono conferme ufficiali a riguardo.
La priorità del rilascio degli ostaggi
Un funzionario statunitense ha dichiarato a Sky News Arabia che la priorità rimane il rilascio degli ostaggi, sottolineando che ci sono numerosi dettagli da definire, ma che la liberazione dei rapiti sarebbe un passo fondamentale per avanzare su altri punti del piano. Lunedì, i media arabi hanno riportato che Hamas, durante i negoziati in Egitto, richiederà in particolare il rilascio di sette detenuti di alto profilo, noti come i “big seven”: Marwan Barghouti, Ahmed Saadat, Hassan Salameh Abdullah, Ibrahim Hamed, Abdullah Barghouti, Abbas al-Sayed e Nayef Barghouti. Netanyahu ha informato il ministro di ultradestra Itamar Ben Gvir che “i simboli del terrore, guidati da Marwan Barghouti, non saranno inclusi in nessuna fase dell’accordo”. La stessa posizione vale per i miliziani delle forze d’élite Nukhba di Hamas, arrestati dopo il massacro del 7 ottobre 2023. Israele prevede di presentare una lista di 250 ergastolani disposti a essere rilasciati, su un totale di 280 attualmente detenuti.
I dettagli del piano di Trump
Secondo il piano di Trump, Israele dovrebbe rilasciare anche 1.700 detenuti di Gaza arrestati dopo il 7 ottobre. I dettagli delle trattative restano riservati, come dimostra l’assenza di dichiarazioni ufficiali.
Le richieste di Hamas
Rappresentanti di Hamas, parlando in forma anonima, hanno comunicato che, come nei precedenti round di negoziati, l’organizzazione richiederà garanzie per il cessate il fuoco e modifiche sul ritiro dell’IDF, mentre il disarmo e l’esilio saranno discussi in un secondo momento. Washington e Gerusalemme mostrano ottimismo, sperando di raggiungere un accordo per il rilascio degli ostaggi già entro domenica.