Rubio in visita in Israele: ‘Nessun piano B, Hamas deve disarmarsi’

Rubio in visita in Israele: ‘Nessun piano B, Hamas deve disarmarsi’

In Israele, il 15 gennaio 2025, il senatore Marco Rubio ha fatto visita al Paese come parte della delegazione inviata da Donald Trump. Rubio è il quarto rappresentante dell’amministrazione Trump a recarsi in Israele in pochi giorni, dopo Steve Witkoff, Jared Kushner e Jd Vance. Lo scopo della missione è quello di garantire la stabilità dell’accordo di cessate il fuoco a Gaza, proteggendolo da eventuali pressioni del governo di Benyamin Netanyahu e reiterando le minacce contro Hamas. Il segretario di Stato statunitense ha affermato che “non esiste un piano B”, sottolineando che l’approccio del presidente americano è “il migliore per avere successo”.

La situazione attuale di Hamas

Rubio ha dichiarato che, sebbene “Israele stia rispettando gli impegni presi nell’accordo”, Hamas continua a non adempiere alle proprie responsabilità. Ha avvertito che il rifiuto del gruppo armato palestinese di disarmarsi sarà considerato una violazione. Inoltre, ha ricordato che Hamas deve ancora restituire tutti i corpi degli ostaggi uccisi, un processo che avviene lentamente. Nonostante queste difficoltà, Rubio ha espresso “ottimismo” riguardo alla situazione, definendo la missione “storica” e affermando che ci sono sfide da affrontare, ma che è possibile mantenere una visione positiva.

Il Centro di Coordinamento Civile-Militare

Il Centro di Coordinamento Civile-Militare (Ccmc), situato a Kiryat Gat, nel sud di Israele, è stato istituito per monitorare il cessate il fuoco a Gaza e conta circa 200 soldati americani. A guidarlo sarà Steve Fagin, attuale ambasciatore degli Stati Uniti in Yemen, affiancato dal generale Patrick Frank. Questo centro avrà anche il compito di supervisionare l’arrivo degli aiuti umanitari a Gaza, che, secondo le organizzazioni umanitarie, proseguono lentamente a causa della chiusura del valico di Rafah.

Forza di stabilizzazione internazionale

Rubio ha anche parlato della necessità di una forza di stabilizzazione internazionale che dovrebbe essere dispiegata a Gaza, secondo il piano di Trump, per avviare la ricostruzione della Striscia. Diversi Paesi hanno mostrato interesse a partecipare, ma Rubio ha sottolineato che devono essere nazioni “con le quali Israele si sente a proprio agio”. Questo implica che Israele avrà diritto di veto, il che potrebbe escludere la Turchia, considerata troppo vicina a Hamas.

Gestione dei servizi a Gaza

Nel frattempo, a seguito di incontri tra Hamas e al Fatah al Cairo, le fazioni palestinesi hanno deciso di affidare temporaneamente a un “comitato palestinese di tecnocrati indipendenti” la gestione dei servizi di base a Gaza. Inoltre, si è deciso di “rivitalizzare l’Organizzazione per la Liberazione della Palestina (Olp)“, di cui Hamas non fa parte, come unico rappresentante legittimo del popolo palestinese. Tuttavia, la dichiarazione congiunta non menziona il disarmo di Hamas.

Pressioni su Israele

Negli Stati Uniti, sembra che ci sia l’intenzione di mettere da parte l’attuale presidente dell’Autorità Nazionale Palestinese, Abu Mazen. Trump ha anche accennato alla possibilità di esercitare pressioni su Israele per la liberazione di Marwan Barghouti, un importante esponente di al Fatah che da venti anni si trova in carcere in Israele per vari attentati. La moglie di Barghouti, Fadwa, ha colto l’occasione per contattare il presidente americano, esprimendo la speranza che possa aiutare a realizzare “un sogno comune di pace giusta e duratura nella regione” e chiedendo la liberazione del marito per il bene del popolo palestinese.

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