Uno sciopero generale di 24 ore ha colpito l’India il 15 maggio 2025, in risposta alle politiche considerate anti-sindacali dal governo centrale. Questa mobilitazione, indetta da un consorzio di sindacati, ha causato notevoli disagi nei trasporti pubblici, con la maggior parte dei servizi paralizzati in diverse regioni del Paese.
Proteste in diverse regioni
Nel territorio dell’Odisha, migliaia di membri del Centre of Indian Trade Unions (Citu) hanno bloccato l’autostrada nazionale nei pressi della capitale, Bhubaneswar. Contestualmente, nello stato del Bihar, i manifestanti hanno preso posizione sui binari ferroviari dello snodo di Jehanabad, interrompendo il traffico ferroviario. Simili azioni di protesta si sono verificate nel Bengala Occidentale, dove tutti i treni sono rimasti fermi. In Kerala, la partecipazione allo sciopero è stata quasi totale, con la sospensione delle principali attività commerciali e la chiusura di negozi nella misura del 90%. Le città del Kerala sono state attraversate da marce di protesta, evidenziando la determinazione dei manifestanti.
Richieste dei sindacati
L’iniziativa di sciopero è stata proclamata da un forum composto da dieci sindacati nazionali, i quali hanno presentato al governo un documento contenente 17 richieste specifiche. Tra queste, figurano la cancellazione dei contratti di lavoro a termine, l’annullamento del programma di apprendistato Agnipath e l’implementazione di un orario di lavoro giornaliero massimo di otto ore. I sindacati denunciano che le politiche economiche adottate dall’esecutivo hanno contribuito ad un incremento della disoccupazione, ad un aumento dei prezzi dei beni essenziali e a una diminuzione dei salari, oltre a tagli ai fondi destinati al welfare.
Disuguaglianze sociali e frustrazione
In aggiunta, i rappresentanti sindacali hanno messo in evidenza come queste politiche abbiano amplificato le disuguaglianze sociali e aumentato le difficoltà per le fasce più vulnerabili della popolazione, nonché per la classe media. La situazione attuale evidenzia una crescente frustrazione tra i lavoratori, che si sentono sempre più trascurati e oppressi dalle decisioni governative.