Separazione delle carriere: approvata lunga seduta, opposizioni in protesta

Separazione delle carriere: approvata lunga seduta, opposizioni in protesta

L’Aula della Camera dei Deputati ha dato il via libera, con un margine di 88 voti, alla seduta fiume sul disegno di legge riguardante la separazione delle carriere, richiesta da Fratelli d’Italia. La prosecuzione dei lavori è prevista, con il voto finale fissato per giovedì 12 marzo 2025. Le opposizioni hanno immediatamente manifestato il loro disappunto. Chiara Braga, capogruppo del Partito Democratico, ha descritto la situazione come un ulteriore attacco alla democrazia parlamentare, definendo questa seduta fiume come un’iniziativa inaccettabile, concepita per soddisfare le necessità di una maggioranza incapace di gestire un dibattito su una riforma costituzionale.

Critiche dalle opposizioni

Le critiche mosse dalle opposizioni alla maggioranza, e in particolare al Presidente della Camera, riguardano l’accusa di aver manipolato i regolamenti per poter partecipare a un comizio dei leader del centrodestra nelle Marche. Braga ha affermato: “State modificando i regolamenti per i vostri interessi, mentre non avete nemmeno il coraggio di affrontare il tema della situazione a Gaza con Giorgia Meloni. Il ministro Ciriani ha affermato di aver appreso della nostra richiesta di comunicazioni durante la capigruppo: possiamo fidarci della presidenza della Camera? Non possiamo accettare la farsa della comunicazione appena letta, secondo cui questa seduta fiume servirebbe a ‘dare i tempi potenzialmente a disposizione’ all’opposizione”.

Interventi dei parlamentari

Marco Grimaldi, esponente di Alleanza Verdi e Sinistra, ha rincarato la dose, sottolineando che solo il 10% dei parlamentari di opposizione era iscritto a parlare, quindi non era necessaria la seduta fiume. Secondo lui, si sarebbe potuto concludere e votare il giorno successivo, ma era necessario un voto certo per giovedì, in modo da garantire alla maggioranza i numeri necessari, permettendo allo stesso tempo di partecipare al comizio di chiusura nelle Marche. Riccardo Ricciardi, capogruppo del Movimento 5 Stelle, ha accusato la maggioranza di non voler votare il giorno successivo, poiché avrebbero dovuto restare a Roma per due giorni, mentre il loro obiettivo era di tornare a casa per il comizio.

Dissenso di Italia Viva

Anche Maria Elena Boschi, capogruppo di Italia Viva, ha espresso il suo dissenso, affermando che continuare con queste forzature non fa onore alla maggioranza. Ha avvertito che questo comportamento rappresenta un ulteriore atto di arroganza nei confronti delle opposizioni e del Parlamento, e che, prima o poi, i cittadini chiederanno conto di queste azioni.

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