Fiocco arcobaleno per la nascita di Aronne, il figlio di Margherita Colonnello, assessora del Partito Democratico al Sociale del Comune di Padova. La scelta di non appendere un tradizionale fiocco azzurro alla porta ha suscitato immediatamente polemiche. Cinque fiocchi arcobaleno sono stati esposti il 16 agosto presso l’ufficio dell’assessora, dando il via a una reazione di disapprovazione. Tra i commenti, spicca quello del vicepremier e leader della Lega, Matteo Salvini, che ha espresso il suo scetticismo attraverso un post sui social: “Era proprio necessario tutto questo?”, dopo aver fatto le sue “congratulazioni e auguri a mamma, papà e al bimbo!”.
Le reazioni politiche
La senatrice di Noi Moderati, Mariastella Gelmini, ha definito la situazione come un esempio di “estremismo gender che danneggia”. Gelmini ha affermato con fermezza: “Alla nascita siamo maschi o femmine. Punto. È la biologia a deciderlo: negarlo è come sostenere che la terra è piatta”. Anche la consigliera comunale della Lega, Eleonora Mosco, ha criticato la scelta dei genitori, sostenendo che il neonato è stato “trasformato, appena nato, in un manifesto ideologico”. Il deputato della Lega, Rossano Sasso, ha rincarato la dose, esortando a non “strumentalizzare un neonato”.
Sasso ha ribadito: “Si nasce maschi o si nasce femmine, e la sua ideologia non potrà mai cancellare queste differenze”. Le reazioni sono state definite “inaspettate” da Margherita Colonnello, che ha risposto: “Nostro figlio non ha ancora due settimane. Non avremmo immaginato di dover impiegare questo tempo prezioso sommersi da una polemica nazionale sulla nostra famiglia”.
La difesa di Margherita Colonnello
In un post su Facebook, Colonnello ha criticato i “leoni da tastiera” che si sono scagliati contro di lei sulla base di una dichiarazione non riportata correttamente. Ha fatto riferimento a un intervento effettuato durante il Padova Pride, avvenuto prima della nascita del bambino, in cui aveva affermato: “Ti regalerò un fiocco arcobaleno perché i colori sono tutti bellissimi. E poi sceglierai tu”.
Colonnello ha sottolineato che la “bestia” ha distorto il suo discorso al Pride, rendendolo macchiettistico e facilmente condivisibile per alimentare violenza verbale. Ha chiarito che il suo intervento era stato concepito per combattere gli stereotipi di genere, che continuano a permeare la società, generando odio e discriminazione. La polemica, dunque, si è trasformata in un dibattito più ampio sui temi dell’identità di genere e delle scelte familiari, evidenziando le tensioni culturali e politiche attuali.